Riepilogo: Una ricerca condotta da Stanford Sleep Medicine e Fullpower-AI ha analizzato oltre 5,8 milioni di notti di sonno di più di 18.000 individui, rivelando che da sette a otto ore di sonno per notte sono associate a frequenze cardiache a riposo più basse, che sono collegate a una maggiore longevità. I risultati evidenziano una chiara relazione tra durata ottimale del sonno, frequenza cardiaca e durata della vita, sottolineando il ruolo del sonno come fattore modificabile nel promuovere la longevità e la salute cardiovascolare.
Punti chiave:
- La durata ottimale del sonno migliora la longevità: Dormire dalle sette alle otto ore a notte è legato ad una maggiore aspettativa di vita attraverso il suo impatto sulla frequenza cardiaca.
- Le frequenze cardiache più basse sono fondamentali: La frequenza cardiaca a riposo era più bassa negli individui che dormivano dalle sette alle otto ore, mentre è stata osservata una frequenza cardiaca più elevata con meno di sei o più di nove ore di sonno.
- Il sonno come fattore modificabile: La qualità del sonno sta emergendo come un fattore predittivo fondamentale della longevità, evidenziando l’importanza dell’igiene del sonno per i benefici per la salute a lungo termine.
La qualità del sonno sta emergendo come un fattore predittivo cruciale della longevità, con prove convincenti provenienti da numerosi studi che suggeriscono una durata ottimale del sonno tra le sette e le otto ore per notte.
Stanford Sleep Medicine e Fullpower-AI, una società di piattaforme di biosensing basata sull’intelligenza artificiale, hanno esaminato la relazione tra durata del sonno e longevità attraverso la lente delle misurazioni della frequenza cardiaca.
Uno studio condotto da Stanford e Fullpower-AI ha analizzato i dati di 18.252 individui (40% donne, età media 49 anni), comprendenti 5.846.745 notti registrate da aprile 2021 a marzo 2022, con un minimo di 300 notti di registrazioni per soggetto.
Risultati:
- La durata ottimale del sonno è stata identificata tra le sette e le otto ore
- Sono state osservate frequenze cardiache e respiratorie più basse durante periodi di sonno da sette a otto ore
- Sono state notate frequenze cardiache più elevate nei soggetti che dormivano meno di sei ore o nove o più ore
Connessione frequenza cardiaca e longevità
Numerosi studi su larga scala dimostrano la relazione tra frequenza cardiaca e longevità. Ad esempio, il Studio prospettico di Parigi I ha mostrato un vantaggio in termini di longevità di nove anni per gli individui con frequenze cardiache inferiori a 60 bpm rispetto a quelle superiori a 90 bpm
Inoltre, Ricerca danese ha rivelato un aumento del 16% del rischio di mortalità per ogni aumento di 10 bpm della frequenza cardiaca a riposo. IL Studio sul cuore della città di Copenaghen hanno convalidato questi risultati per oltre 35 anni.
La correlazione tra questi studi rivela un percorso chiaro:
- La durata ottimale del sonno (da sette a otto ore) è correlata a frequenze cardiache a riposo più basse
- Una frequenza cardiaca a riposo più bassa è fortemente correlata ad una maggiore longevità
- Ciò suggerisce che la durata ottimale del sonno può contribuire alla longevità attraverso il suo effetto sulla frequenza cardiaca
Le prove suggeriscono fortemente che la qualità del sonno, in particolare il raggiungimento delle sette-otto ore di sonno effettivo, può influenzare la longevità incidendo sui marcatori di salute cardiovascolare. Questa relazione sottolinea l’importanza dell’igiene del sonno come fattore modificabile nel promuovere la longevità.
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